E DUE!
Gironzolarono un po'. Annusarono un po' a giro. Poi si fermarono ai piedi di un grande albero. Il primo alzo' la zampa, poi il secondo.
"E due!" si senti' dai rami.
Annusarono all'intorno. Puntarono i musi in alto, ma non videro nessuno. Accennarono a rialzare la zampa come di concerto e i rami si scossero come se soffiasse un fortissimo vento. Due bastavano già, ma tre!
"Sapete chi sono io?"
I due si guardarono fissi, stupiti.
"No."
"Io", e i rami di nuovo si agitarono, "sono il re di questo regno e quello che vedete lassu' e' il mio castello."
I due si guardarono di nuovo e poi incuriositi guardarono di nuovo l'albero orecchie dritte in ascolto.
"Dunque
dunque..." si schiari' la voce. Stava per raccontare loro come si era ritrovato
trasformato in un albero quando nella distanza si vide arrivare una bambina dai
lunghi capelli biondi. Cammino' un po', poi si mise a sedere pensosa su una
panchina.
Tranquillizzato, il re continuo' la sua storia.
"Anzi, prima ditemi di voi. Siete venuti qui di proposito?"
"No" risposero all'unisono. Noi siamo venuti bighellonando da vari paesi lontani seguendo le nostre code."
"Dove girava il vento." Aggiunse l'altro.
"Noi veniamo da..."
Ma l'albero si agito' tutto.
"Presto! Fermatela!"
I due mastini si lanciarono verso la bambina e l'afferrarono con delicata fermezza per la maglietta.
"Portatela qua e non fatela avvicinare a quel cespuglio." Urlo' poi il re. "Non fateglielo nemmeno vedere." E cosi' fu fatto. Uno dei due, incuriosito, butto' un occhio di lato. Ma come, tutta questa agitazione per due bellissime ortensie che occhieggiavano profumate fra le foglie?
Spingendola coi musi la fecero arrivare, un po' sottosopra e confusa ma fiduciosa, ai piedi dell'albero. Glielo presentarono.
La bambina fece un inchino e poi si mise anche lei ad ascoltare la storia. Intanto si sentivano delle allegre voci venire da dietro il muro. La bambina sorrise e si mise in punta di piedi. "Ma guarda! Tutte quelle bambine che giocavano e correvano felici."
"Forestiera eh?" fece bonario il re.
Per farla breve, da qualche tempo si erano installate nel regno le due perfide regine, le ortensie, che coi loro colori e profumi avevano attirato tutte le bambine del paese. E no! Non ne era rimasta nemmeno una. Tutte prigioniere del cortile del suo castello. Non che gli dispiacesse intendiamoci. Portavano allegria. Ma lui era stato trasformato in un albero e le poteva guardare solo cosi'. Da fuori. Appoggiato al muro. Del suo castello! Perdindirindina!
La bambina, incuriosita, corse verso le due ortensie e ando' a vederle da vicino. Stava per essere afferrata da un albero che si era piegato per stringerla coi suoi rami, quando uno dei due mastini con un salto afferro' il ramo coi denti impedendogli la presa, mentre l'altro l'afferrava per la cintura dei pantaloni e la portava via.
Tornarono ai piedi del re e si misero a cuccia. Non dopo, pero', averla brontolata piu' preoccupati che arrabbiati. Le diedero quindi un bonario ma perentorio colpo con la zampa sul capo. "A cuccia!" E lei ci si mise.
Il re continuo' il racconto. Non solo si erano installate nel paese ma avevano anche fatto qualcosa all'acqua. "Vedete quella fontana? Vedete quella pigna? Le ho viste sostituirla con una pigna che deve essere avvelenata perche' ora tutti gli alberi obbediscono a loro. Le ho viste sparire in quel viottolo, ma poi non so dove sono andate. Voi la dovete trovare."
"E come? "Dissero i due mastini puntando le code a punto interrogativo.
"Beh dovete ...cioe' potreste...voglio dire l'unico modo...o forse
ripensandoci..."
Mentre balbettava cosi' con un ramo si avvicino' alla bambina e comincio' a stuzzicarla facendole il solletico.
"Ecco! Sa di buono! Annusatela e troverete la pigna. Poi la dovrai sostituire tu!"
E
cosi' partirono. Scava annusa riscava riannusa. Alla fine uno dei due
ricomparve con la pigna in bocca. La bambina, che era si' piccola, ma bella
forzuta, svito' la pigna velenosa e la sostitui' con quella buona.
Non appena fu al suo posto, le due streghe ortensie si disintegrarono. I petali caddero uno ad uno e poi un forte vento soffiato dalla luna che, li aveva guardati benigna nascosta fra i rami di un albero, le disperse in mille direzioni. La pigna velenosa fu messa su una roccia a ricordo e lezione.
Gli alberi, intanto, si erano prodigati a ripescare coi loro rami tutte le bambine e a rimetterle nei rispettivi lettini. Un po' assonnate un po' scocciate della forzata fine del gioco.
La mattina dopo, trovarono tutte una lettera di invito del re al castello. Se volevano, potevano andare a trovarlo e giocare nei suoi giardini.
Lo trovarono assiso sul suo trono con un bel cappello verde scuro che si abbinava a meraviglia al mantello marrone broccato con striature verdi. Un paio di scarpe solide ai piedi.
Ad aspettarle al cancello, pronta ad aprire la bambina, e i due mastini che la seguivano fedelmente ovunque. Quando non se ne stavano appisolati ai piedi del re. Ogni tanto alzavano una zampa tanto per farsi burla del maestoso sovrano che, ancora, ci cascava ogni volta come un allocco.
