I tre principi

I TRE PRINCIPI

Li saluto' dalla finestra del salone del trono e poi si rimise la corona in testa. Non senza qualche lacrimuccia reale. Ma ormai, l'età l'avevano. Dovevano trovare la loro strada e poi era anche ora che ...la regina lo prese per il manto e lo fece sedere sul trono accanto al suo. Poi fece chiamare i musicanti del regno. Si sarebbe un po' distratto?

Intanto i tre erano montati in groppa ai loro destrieri e seguivano le indicazioni della mappa. Quercia dopo ruscello ruscello dopo ceppo ceppo dopo grotta grotta dopo ruscello, alla fine arrivarono in vista del castello. Doveva essere quello a giudicare dalle guglie del disegno che gli era stato dato. Anche i torrioni combaciavano. Il ponte levatoio? si avvicinarono. Si', anche quello era come nel disegno.

Scesero da cavallo e bussarono col battente. Un vecchio servitore curvo venne ad aprirgli la porta e poi abbasso' il ponte levatoio. Passassero pure passassero Un po' in ritardo sulle aspettative del messaggero ma passassero pure passassero. La principessa li aspettava. Con i reali genitori. Passassero pure passassero passassero nella sala del trono..pass...

No, con quegli stivali sporchi di fanghiglia no non passassero affatto passassero.

Furono affidati a tre servitori che prontamente gli tolsero gli stivali lasciandoli a piedi scalzi. Poi in men che non si dica glieli rinfilarono puliti e lustrati che ci si specchiava.

Intanto la principessa era stata avvisata dell'ulteriore ritardo. Sbuffando impaziente si accovaccio' sul suo trono.

"Aspettero' aspettero'..."


"Mia cara su, non stanno sedute cosi' le principesse" - le disse la madre - sotto gli occhi sbuffanti del consorte accovacciato sul suo. "E anche tu..."

Il suono della tromba li salvo' entrambi dalla ramanzina. I tre principi erano pronti ad entrare e presentarsi alla principessa. Poi lei avrebbe fatto la sua scelta. Entrarono uno alla volta..

Entro' il primo. La principessa scosse subito il capo. NO.

Entro' il secondo. La principessa scosse di nuovo il capo. NO.

Entro' il terzo. La principessa scosse di nuovo il capo. NO.

Poi si alzo' stizzita, si tenne su lo strascico del vestito e senza nemmeno preoccuparsi di raccattare la coroncina che le era caduta dalla testa se ne torno' nella sua stanza reale senza dire nemmeno una parola.


Il re li guardo' con uno "scusatela" e lascio' che la regina andasse a parlare con la figliola. Gli portassero portassero qualcosa da bere E gli portassero portassero qualcosa da mangiare. Fece eco il vecchio servitore. Si sedessero si sedessero pure alla tavola col re. Aspettassero aspettassero con pazienza.

E cosi' fecero. Bevvero. Mangiarono. Ma niente, la principessa non tornava. Giocassero giocassero a carte..mi fanno confondere mi fa confondere sta figliola. Il tempo doveva essere ingannato.

Intanto madre e figlia se ne stavano sedute sul letto a baldacchino. 


"Mia cara..mia cara piccola..." districandole qualche nodo reale.

"Tu sei troppo...come dire...troppo esigente ecco nessuno è perfetto a questo mondo. Lo so mia cara che il primo era zoppo di un piede, il secondo cieco di un occhio e il terzo beh al terzo mancava un dente proprio in mezzo alla dentatura superiore pero'...

Ora dovete sapere che la nostra principessa era zoppa di un piede, cieca di un occhio e con un bel buchino nella dentatura superiore della graziosissima bocca. 


"Andro' a parlare con tuo padre e lo sentiro' sul da farsi." Usci' e la lascio' ad arricciarsi le ciocche. Poco dopo torno' e le comunico' l'irrevocabile decisione. Poi la prese per mano e la porto' nella sala del trono dove il messaggero con tre squilli di tromba annuncio' che l'indomani ci sarebbe stata la grande sfida a tre prove che avrebbe decretato chi sarebbe stato lo sposo della principessa.

Li conducessero conducessero nella stanza degli ospiti. Gli portassero portassero brocca e ciotola per lavarsi l'indomani. Gli dessero...diede loro la buonanotte e se ne torno' nell'ala della servitu'.

L'indomani il popolo si raduno' al prato delle grandi sfide. Furono approntati il trono reale per la famiglia reale. Il popolo si asserro' all'intorno curioso di vedere chi sarebbe stato il prescelto e futuro sovrano del regno.

Primo squillo di tromba. La gara al salterello. La figlia sbaraglio' il contendente.

Secondo squillo di tromba. Chi avrebbe mangiato piu' fave e pecorino? La figlia vinse di una forma e 8 baccelli.

Terzo squillo di tromba. Lo squash. Inutile dire che fu di nuovo la fanciulla a vincere.

Il problema rimaneva. Sua Maestà pensasse pensasse che cosa fare. E a quei tre desse loro desse loro un pomeriggio di libertà.

Fu cosi' che i tre rimontarono a cavallo per farsi un giretto del regno. Un po' innervositi dalla situazione a dire il vero. Trovarono un fosso e cominciarono a saltarlo anda e rianda anda e rianda senza sapere che...

Le tre li guardavano da dietro un quercia secolare. Quello con la casacca blu cobalto! A me invece piace quello con la casacca gialla! E no, sorelle mie, non ce ne è come quello con la casacca verde smeraldo, cinguetto' la sorella minore. Poi si rimisero a sedere e rimuginare sul come potevano farsi notare e attirare cosi' la loro attenzione.

Dopo un'oretta buona di salti del fosso i tre si misero a sedere accaldati e assetati bevvero dalle borracce, ma si accorsero che in tutta quella confusione avevano dimenticato di portarsi qualcosa da sgranocchiare. Lo stomaco dei tre si faceva sentire.

Quando all'improvviso

OPPLA' ! il primo l'afferro'

OPPLA'! il secondo l'afferro'

OPPLA'! il terzo l'afferro'.

Una bella mela verde chiaro che si sposava benissimo con lo smeraldo, una mela rossa rubino che stava meravigliosamente col blu cobalto ed una mela gialla di una tonalità ideale per la sua casacca gialla canarino.

Si guardarono attorno stupiti e videro le tre principesse che si nascondevano di nuovo dietro la quercia secolare e che ogni tanto a turno rispuntavano per sbirciarli. A loro volta le sbirciavano senza farsene accorgere e ciangottavano fra di loro. Che fare? cosa dire? e poi, fece il maggiore sconsolato, "ma non lo vedete che non abbiamo niente in comune con loro? Tutte e tre senza la minima imperfezione.

Mentre dibattevano incerti sul da farsi, se era da farsi, i loro destrieri si erano avvicinati alle tre fanciulle e le avevano attirate da dietro la quercia lanciando nitriti un po' qua un po' là e facendo cenno con le orecchie ai tre di avvicinarsi. Alla fine ci riuscirono e dopo poco montarono ognuna in groppa al suo destriero e via al galoppo.

La nostra principessa? se ne resto' al castello paterno fino alla fine dei suoi giorni a giocare a saltarello e squash con la buccia delle fave.


QUANDO L'AMORE VIENE

Non che la vita di ospedale sia mai tranquilla. Squilli, trilli, ronzii, bip. Ora singoli ora alternati, qualche volta a formare duetti o trii se non addirittura quartetti. A cui poi si vanno a mescolare le ruote dei carrelli, le voci degli infermieri, le infermiere, le OSS, e quelle dei dottori. All'ora dei pasti, conditi dai profumini del menu del giorno.

Il semolino che scende morbido per l'esofago come la carezza della mamma, accompagnata dalla busta regalo di carta.

Aperta sempre con trepidazione, anche se, cosa c'e', si sa benissimo. Posate, tovagliolo, bavaglino azzurro, parmigiano, se va bene anche doppia bustina, e poi:

Che frutta vuole oggi? mela pera banana arancia....

I ricordi del salto con l'elastico tornano alla memoria. Arancia limone fragola banana pesca mandarino...saltellando fuori e dentro l'elastico tenuto da due amiche alle caviglie, se giocavi in gruppo o saltando come canguri per il cortile dietro casa con la corda per tenere il conto da sola. Su e giu' giu' e su. Sopra la testa sotto i piedi e giro di nuovo. Di nuovo con le amiche un estremo per una si saltava su un piede solo sulla corda che girava sempre piu' vorticosamente.

Povera coniglietta, avesse saputo che saltellava ignara su e giù sotto gli occhi di un timido leoncello affamato che la guardava da dietro i vetri della finestra del primo piano del castello condominiale. Il vecchio ruggito dei primi anni, che gli si era strozzato, da allora, in uno stridulo ROAR di ben ritrovata e, possiamo dire, quasi impiattata. Declinava con lo zampone e lei se ne saltava via, stranamente un po' dispiaciuta, fuori dall'uscio dello studiolo.

Quella notte, pero', il tintinnio di passaggio da stanza a stanza era quasi impazzito. Per colpa di chi?

Di un gruppetto di campanelli del nuovo reparto che doveva essere inaugurato di li' a qualche giorno.Annoiati dalle lunghe ore di attesa, si erano avventurati per il nuovo, per loro ospedale, e un trillo e squillo dopo l'altro erano arrivati nella sala di angiografia, dove un giovane e bravissimo medico aveva distrattamente lasciato una radiografia nel monitor della macchina roteante dove sembrava che medici e infermieri fluttuassero nello spazio.

"Un cervello!" proclamo' sicuro il telefono.

"Mmmmh mmmmh mmmh mi permetta di contraddirla..."trillo' a ripetizione, forse eccessivamente determinato ed insistente il campanello di allarme. "A mio vedere trattasi di feto al ...al...beh direi quasi in avvicinamento alla fase delle doglie. Vedano lor signori il cordone ombelicale..."

Un apparecchio della flebo che si era affacciato alla porta si illumino' tutto di verde e comincio' a bippare tutto eccitato. In men che non si dica aveva chiamato una macchinetta per il pompaggio del sangue ed avevano cominciato il giro dell'ospedale per sottoporre la domanda con tanto di referto in mano, se cosi' si puo' dire, ad ogni singolo campanello annotandosi la risposta su fogli e fogli che poi furono raccolti in un faldone e sfogliati dalla consulta iniziale di 'esperti o cosi' si erano presentate le macchine di ultima generazione.

La riposta ancora non e' stata data. Corteccia cerebrale spinale o cordone ombelicale? Sottoponiamo a voi la foto. Noi lo chiameremo l'Albero di Jesse.

RAN...OCCHIO

C'era una volta un Regno. C'era una volta un Regno, una Principessa e la sua famiglia reale. L'inizio è classico. La favola invece...

Dunque, dicevamo della Principessa. Bella? Bellissima? Vi chiederete voi. Lei non se lo era mai chiesto. Viveva la sua vita di principessa nel castello fra doveri, anche le principesse vanno a scuola, e ricreazione, allora c'era solo la televisione niente smartphones e altri aggeggi magici vari. Nel palazzo c'era pero' una stanza magica piena di tesori e lei spesso ci si intrufolava per arraffare qualcuno di essi per poi nascondersi nella sua stanza reale per volare sulle ali della carta stampata. Rannicchiata sotto al suo baldacchino.

Cosi' passavano le sue giornate. Il tempo passo' e la fanciulla crebbe fino a raggiungere l'età da marito. Comincio' cosi' la ricerca di un degno consorte per l'amata figlia. Nella piena libertà delle sue scelte, fatto salvo per il duplice occhio vigile dei due genitori che l'amavano e proteggevano. Al costo di qualche corona volata nell'impeto di un' accesa discussione. Corone reali e diademi principeschi. Il carattere era quello. Sangue reale non mente. Fatto salvo per altre misteriose vie. Il fratello era stato sempre piu' avvezzo alle schermaglie di spada. Solo verbale, si intende.

Ma torniamo alla nostra Principessa che quel giorno come tanti ormai, se ne stava seduta crucciata e pensosa sul suo trono. Piu' ritrosa che mai e, dobbiamo ammetterlo per onor del vero, anche sul riottoso alle volte. Il padre si carezzava la barba altrettanto preoccupato mentre la madre faceva e disfaceva il fiocco che adornava il suo mantello.

Il problema era davvero insolito e di non facile soluzione. Nemmeno il Mago Ufficiale, che di situazioni ne aveva risolte, era riuscito a cavarne l'alambicco. Ormai ad ogni lettera inviata ai vicini Regni la risposta era la solita. Suonava piu' o meno cosi'.

Alla cortese attenzione dei Sovrani di Ecc Ecc,

pur considerandoci grati ed onorati dalla vostra proposta di inviarvi il nostro Principe e figlio in vista di una potenziale unione sponsale con la vostra adorabile e graziosa figlia, siamo costretti a declinare l'invito. Corre fama ormai di quanto è successo ad altri Principi e pur non adducendone alcuna colpa, beh, preferiamo non esporre il nostro amato rampollo a tale destino.

Cordiali e reali saluti

Ecc Ecc.

Ormai le lettere di questo tono si accumulavano in una stanza predisposta a tale uopo. Il Re si alzo' e si affaccio' alla finestra del torrione. Eh no, la realtà non poteva essere negata, penso' contemplandoli. In fondo la responsabilità, seppure non colpa, era della loro amata figliola. Poi diede ordine ai servitori di portare il mangime alla nutrita schiera di rospi che pullulavano nel giardino reale.

Il problema? Ogni volta che la nostra Principessa baciava uno dei potenziali promessi sposi questo si trasformava inevitabilmente in un rospo.

Un bel giorno di sole, un ranocchietto verde che si era perso nei boschi circostanti arrivo' al cancello del castello. Butto' un occhio dietro alla bouganville e la vide. Il suo cuore verde gli balzo' dentro e invaghito comincio' a seguirla dappertutto. Rispettosamente si intende. Lei non se ne accorgeva scansando ora qui ora là con l'ampio strascico tutti quei rospi che gonfiavano il petto per farsi notare. Magari sarebbe bastato un bacio al prescelto per tornare agli splendori di prima?

Il nostro ranocchio procedeva imperterrito facendosi largo fra i rospi e gonfiando il suo striminzito petto verde. Striminzito e spesso stizzito. Come poteva non notarlo in tutto quel marrone? Lui col suo manto verde scintillante, cosi' esile e ben fatto e senza quegli orrendi bozzoli di quelle creature ispide. Aveva anche un bel caratterino. Vanitoso e un po' arrogante.

Saltellava e pensava. Pensava e saltellava. Come poteva attirare la sua attenzione? Con quale trucco? La notte dormiva poco, ma non pochissimo. La mancanza di sonno avrebbe tolto splendore al verde scintillante del suo mantello e indebolito le sue zampette sempre pronte a raggiungere l'amata ovunque.

Fu cosi' che un bel giorno la nostra Principessa se ne stava comodamente seduta e pensosa sotto ad un albero sorseggiando una tazza di tè alle erbe. Vicino allo stagno. Il nostro medito' un po', zampina destra a grattarsi la capocchia verde, e poi studio' un piano. Quelle foglie di ninfea erano perfette. Facevano proprio al caso suo. Le conto' e riconto'. Poi prese la misura di slancio dall'altra riva dello stagno e si appresto' al grande exploit. Scaldo' le zampine. Mise il codino in posizione. Cosi'? No, cosi' invece avrebbe facilitato l'areodinamica. Lo agito' lentamente per darsi potenza di slancio e salto' di ninfea in ninfea.

Arrivato alla penultima, una libellula gli taglio' la visuale. Il ranocchio non vide un lumacone che chissà perchè e percome era finito proprio su quella foglia in quel momento li' e voilà! Mise male la zampina di appoggio e fece un volley diretto nella tazza del tè alle erbe.

La Principessa si porto' la tazza alla bocca per bere. Due occhietti terrorizzati e imbarazzati la fissarono. Rigido come un rametto. Lei non fece nemmeno caso al volant tutto bagnato di te'. Scoppio' in una sonora risata di quelle che da tanto non echeggiavano nel palazzo. Lo afferro' delicatamente e se lo mise nella pochette.

Fu presentato ai genitori. Poi lo bacio'. Il ranocchio rimase tale, ma tutti gli altri tornarono alle loro originarie sembianze. Il Re fece loro dono di una colomba e li congedo'.

E fu cosi' che Principessa e Ranocchio vissero per sempre felici e contenti.