IL RE PICCHIO

LE GHIANDAIE

Lady Melagrana le conto' e riconto'. Erano partite in 10. Perse, si fa per dire, 2. Dovevano essere 9 e 9 erano ancora. Per ora. Il viaggio era ancora abbastanza lungo. Le sveglio' una dopo l'altra. Poi divise fra di loro la razione di biscotti che era stata calcolata per il tragitto. Il latte lo avevano preso da uno dei tanti contadini trovati lungo la strada. Tiepido, pastoso. Appena munto.

Chiacchierando e cicalando le 9 sorelle inzupparono la loro colazione nella ciotola. Lady Melagrana le raccolse e rimise nel baule con tutto l'essenziale. Diede uno sguardo al cocchiere. Come al solito la ripartenza si annunciava lunga.

"E allora, a che punto siamo stamattina?"

"Beh...siamo praticamente pronti".

"Pero'?" Lo anticipo' lei.

"Pero'"- e riimmerse lo straccio nell'acqua - "le ruote sono ancora troppo fangose. Tempaccio ieri, eh?"

"Tempaccio si' - sospiro' la nutrice - "quando pensate di poter rimettere i cavalli al trotto?"

Aggrotto' le sopracciglia di destra. "Non prima di mezzogiorno. Ho capito".

Il cocchiere abbasso' la testa e si rimise al lavoro. Lady Melagrana torno' dal suo stormo di figliuole, che accolsero la notizia con grande gioia e malcelato malumore. Afferrarono i cestini e si diressero verso il sentiero che si addentrava nel bosco.

L'ultimo pezzettino dell'ampio vestito di Fil di Cardamomo spari' accompagnato dalla spiegazione di quella improvvisa volata.

"I mirtilli...torniamo presto...Fil di ..."

Qui la voce divenne inaudibile. Lady Melagrana si mise a sedere e riprese il lavoro all'uncinetto. Ormai di centrini ne aveva una nutrita collezione, ma le stanze del castello erano molte. Accenno' ad una risata vedendo il cocchiere che quasi stava per cascare a capo diritto nella fontana riempiendo il secchio.

"Io non sento nulla". "Nemmeno io" "Nemmeno io" "Nemmeno io" "Nemmeno io" "Nemmeno io" "Nemmeno io" "Nemmeno io" "Nemmeno io" disse Fil Di Cardamomo seguita dall'eco delle sorelle. E proseguirono. Oltre la quercia. Oltre l'acero. Oltre il boschetto di pini. Il ponticello lo dovevano attraversare? Cosa aveva detto loro Fil di Rafano?

La discussione si fece animata. Due rane saltellarono divertite intorno al gruppetto e poi andarono a tuffarsi nel ruscello. La misero ai voti.

"Chi di voi dice di sì che lo dobbiamo attraversare metta qui una foglia di alloro. Chi dice di no ne metta una di cerfoglio". E cosi' fecero. 4 d cerfoglio 4 di alloro. Biancospino se ne stava incerta con un rametto della sua pianta preferita in mano, Nemmeno cosi' ne uscivano.

All'improvviso un leggero ticchettio si fece sentire. Si misero tutte in ascolto. Si guardarono intorno facendosi segno di stare in silenzio. Da dove veniva? Cautamente provarono a spostarsi in piu' direzioni per capire se lo sentivano piu' forte.

"Ecco lo sapevo...non dovevamo attraversare il ponte!" penso' Curcumina con un accenno di stizza risentita. Ma non disse niente. Il tempo era poco e, diceva Fil di Rafano, i mirtilli tanti. Seguirono il suono del picchio. Si fece sempre piu' distinto. Poi lo videro tutto preso dal suo lavoro. Intorno un bellissimo cespuglio fitto fitto di mirtilli. Si misero subito all'opera. Cominciarono a riempire i cestini, e come si sa in questi casi, anche le pance.

Mirtilli e ghiande. Quelle cadevano in abbondanza dall'albero tanto impegnato era il picchio nel suo lavoro di martellio. Lo salutarono e ripresero il sentiero. Ritornarono al ruscello. Si fermarono a guardare il ponte. Poi si scambiarono uno sguardo complice. Fra di loro. Poi al sole. Ancora mancava a mezzogiorno. La curiosità ebbe la meglio e attraversarono il ponticello.

Le due rane ripassarono loro accanto. Gracchiarono i loro saluti e continuarono ognuno per la sua strada. Strada che si fece sempre piu' in salita. Arrancando coi loro cesti arrivarono in cima alla collina. Apparve loro in tutta la sua bianchezza. Una struttura bianca in ferro con tante vetrate. Un po' paurosa, bisogna ammetterlo, nella sua imponenza ma anche tanto tanto tanto invitante col suo candore.

Facendosi coraggio l'una con l'altra si avvicinarono. E li videro. 9 bellissimi principi. Vestiti con 9 abiti di raso. Vestiti sopra ognuno dei quali stavano 9 mantelli di velluto. 9 paia di scarpe di quelle delle favole. Loro videro i principi, perchè i principi erano tutti intenti a...Macchè bambini! Altri tempi Non giocavano a biliardino. E nemmeno a flipper, per i piu' nostalgici, e nemmeno con quelle tavolette tecnologiche. Erano intenti a darsi di scherma lanciandosi, quello si', in acrobazie quasi come quelle dei ragazzi di oggi che inseguono palloni.

"Psssst...psssst...pssst" fecero le sorelle da dietro i vetri ma niente. Proprio non le sentivano. Si misero sedute appoggiando i loro cestini. Mogie mogie l'occhio cadde loro sulle ghiande.

In men che non si dica cominciarono a lanciarle contro i vetri. I principi si destarono dalle loro schermaglie e guardarono fuori. Poi uscirono uno ad uno. Raccolsero le ghiande. Tutti meno uno.

E fu cosi' che, mangiatesele, Lady Melagrana vide tornare il suo manipolo raddoppiato. Biancospino mani nelle mani del suo principe, rametto fra le mani congiunte. Le altre 8 con 8 picchi in grembo.

Sorrise paziente e fece montare tutti in carrozza.

RE PICCHIO

"Veloci veloci veloci...forza su! Montate in carrozza che si riparte!""Gualtiero!""Eccomi eccomi Lady Melagrana!". E si accomodo' al suo posto. I cavalli partirono senza nemmeno il consueto eeehh tanto erano avvezzi, ormai, al tono di voce di Lady Melagrana. Già scalpitavano. Un nitrito e via.5 minuti dopo, di clessidra, si fermarono. La carrozza oscillo'. Poi si inclino'. Lady Melagrana alzo' gli occhi al cielo tirando fuori dalla borsetta la clessidra."Oh Signore...e adesso?" Gualtiero era già smontato e guardava preoccupato una delle ruote. "Spezzato l'asse e proprio bene. Questa non si ripara facilmente. Qui ce ne vuole una nuova".Senti' lo sguardo di Lady Melagrana sul collo."Santa Pazienza..." e "Buona Volontà" ribadi' lei. "E ora?""E ora dovro' trovare un legno adatto. Poi lavorarlo per sostituire l'asse". Un gocciolone d'acqua cadde.Il cielo comincio' ad annuvolarsi facendosi sempre piu' scuro e minaccioso. "Ci mancava solo questa. Già sono irrequiete".Curcumina e Nocciolina, intanto, erano saltate giu' dalla carrozza pronte a sguazzare coi loro graziosi piedini nelle pozzanghere che si stavano formando. Cresceranno mai? Si domandava Lady Melagrana. Meno male che avevano gli stivaletti da viaggio. Le sorelle se ne stavano piene di uggia seduta l'una accanto all'altra.La sabbia della clessidra scese e sali' piu' volte. Le nostre si erano fatte e rifatte le trecce a vicenda piu' di una volta.Comincio' a spiovere. Misero i nasini fuori annusando l'aria rinfrescata. Sempre annoiate. Mentre sulla fronte di Gualtiero le gocce di sudore si facevano sempre piu' numerose. Cosi' non ce l'avrebbero mai fatta a ripartire. Possibile che non si trovasse un ramo adatto? Aveva cercato tutto all'intorno. Troppo sottile. Troppo bagnato. Quello poteva anche andare ma era troppo sottile. Per quell'altro ci sarebbe voluto troppo lavoro.Si mise a sedere sopra un sasso. La testa fra le braccia.All'improvviso senti' un picchiettio sempre piu' forte. E li vide tutti e 8 li' su quel ramo che gli era sfuggito. In men che non si dica lo portarono alle dimensioni giuste. A Gualtiero basto' qualche rapido e sapiente colpo per dargli la forma precisa e poterlo reinserire. I raggi adesso avrebbero retto. Anche meglio di prima.Rimontarono tutti in carrozza e ripartirono di buona lena. Arrivati al bivio, Gualtiero tiro' le redini per fare svoltare i cavalli a sinistra. Ma i tre destrieri si impuntarono. Sbuffarono e presero decisamente la strada a destra. E cosi' fu per il resto del tragitto. Aveva voglia a tirarli nella direzione necessaria per riprendere il cammino. Non ne volevano sapere. La nutrice comincio' a sbuffare. Era davvero tardi a questo punto. Un giorno si poteva giustificare ma due.Svolta che ti risvolta arrivarono davanti ad un cancello. Aperto. I cavalli si piantarono. Niente. Non si muovevano. Provo' con la paglia poi col fieno. Nemmeno le carrube sortirono l'effetto."Ringraziamo il Cielo, Gualtiero. Ringraziamo il Cielo." Disse Lady Melagrana rincuorandolo. " A quest'ora...siamo alle soglie della notte. Almeno abbiamo un posto dove chiedere ospitalita'. Fanciulle! Scendete".E si incamminarono per il vialetto di ingresso. Arrivate al portone questo si apri' come per magia. Entrarono nel salone. Appollaiato sul trono se ne stava il picchio. Non appena entrarono

PATAPUFFETE

Gli 8 picchi si trasformarono in 8 principi. Prontamente si inginocchiarono e dichiararono. Le principesse accettarono. Passata la notte Lady Melagrana e Gualtiero ripresero il cammino. Soli soletti. 

GUALTIERO E LADY MELAGRANA

Saluti baci abbracci. Abbracci baci saluti. E poi di nuovo e di nuovo ancora. Alla fine si decisero. Lady Melagrana e Gualtiero montarono in carrozza e dato un ultimo saluto al gruppo si avviarono per la strada.

Dove potevano andare?

"Andiamo" disse Gualtiero "Andiamo" ripetè Lady Melagrana "Vedremo" aggiunse lei " Vedremo" le fece eco lui. E i cavalli si misero al trotto.

Il sole si era appena alzato sulla linea dell'orizzonte e la giornata si faceva sempre piu' tiepida dopo la frescura notturna. Gualtiero se ne stava sul suo cocchio, Lady Melagrana pensosa nella carrozza. Dopo qualche svolta battè leggermente sul finestrino con lo scettro del re e padre delle 11 sorelle.

Gualtiero tiro' le redini e si fermo'. "Tutto bene?"

"Tutto bene Gualtiero è solo che, ecco, mi sento un po' buffa a starmene qui dietro tutta sola ora che le fanciulle se ne sono andate. Vi dispiace se monto accanto a voi?"

Gualtiero arrossi' ma acconsenti' subito. Il viaggio prosegui' in religioso silenzio.

Le ore passavano. I minuti pure. Giravano come le ruote della carrozza. Lentamente arrivo' mezzogiorno. L'appetito comincio' a farsi sentire.

'La grotta del bove!' Un solo pensiero e le due voci si sovrapposero. Non era molto lontana e ci avevano mangiato davvero bene all'andata. Gualtiero sprono' i cavalli. Lady Melagrana quasi perse il cappello.

In men che non si dica arrivarono davanti alla taverna. Lasciarono i cavalli legati vicino all'abbeveratoio ed entrarono. Trovarono un angolino accanto al caminetto. Spento, che non era la stagione invernale. L'oste si appresto' subito a deliziarli con la lista del suo gustosissimo menu che includeva...a voi la fantasia!

Gualtiero era di bocca buona ed un'ottima forchetta. Scelse subito. Lady Melagrana, invece, punzecchio' l'oste piu' volte su questa o quella pietanza. Era piccante? C'era il rafano? No, lei alle noci era allergica. Poteva anche andare bene, ma se era stufato e non arrosto.

"Insalata di erbette di campo con funghi di ruscello e.." "pane al sesamo lo avete?" "Lo abbiamo lo abbiamo" e l'oste spari' in cucina per dare al cuoco le istruzioni.

Mangiarono di buon gusto scambiandosi qualche convenevole mentre tenevano d'occhio qualche tavolo piu' in là, con aria divertita, un duetto assai interessante. L'animata discussione fra uno spilungone con la barbetta da capra ed un ometto tondo dalla pancetta piuttosto marcata. Non riuscivano a sentire quello che si dicevano, non che fosse buona educazione origliare le conversazioni altrui, intendiamoci. Lady Melagrana si morse la lingua, ma lo scambio era molto animato. Litigavano? Le voci si fecero piu' alte.

"Ma no ma no...come puoi mettere prima le tre gocce di rugiada e poi le due piume di pavone quando da secoli..."

"Da secoli sì ma quella è la vostra scuola di pensiero. Noi da sempre abbiamo seguito..."

L'oste porto' loro due piatti di cerfoglio trifolato al mirtillo con granolata di bacche rosse e tacquero. Tacquero sorridendosi e scambiandosi qualche osservazione divertente a giudicare dalle risatine stridule e sbuffi di treno al vapore che si intercalavano mentre ripulivano i piatti di buona lena. Un sorso dopo l'altro di estratto di ginepro e la bottiglia fini'. Poi saldarono il conto e se ne uscirono.

Una bella macedonia appena tagliata a pezzettini e furono pronti anche i nostri. Dopo una mezzoretta di allegro trotto rividero i due che avanzavano un po' zoppicanti lungo la strada. Si fermarono.

"Volete un passaggio? Dove andate?"

I due indicarono ad est. "Salite! Anche noi!" In realtà ancora non sapevano bene che direzione prendere ma si trovarono d'accordo sulla direzione presentatasi. "Accomodatevi dietro". I due salirono.

Le ore trascorsero. Arrivati ad un boschetto di faggi i due strani tipi chiesero di scendere. Ringraziarono Lady Melagrana e Gualtiero per il passaggio poi sparirono lungo un sentiero nel bosco.

Ormai si stava facendo tardi. Perchè non passare qui la notte? E cosi fecero. Dovevano solo prendere l'occorrente per montare la tenda e preparare una cena frugale. Montati in carrozza, non credettero ai loro occhi.

Una penna fluttuava nell'aria. Sul sedile un libro.

Lo aprirono. Sotto un sigillo rosso fiammante vi era scritto:

FIL DI ZENZERO. PER UNA BAMBINA NATA POI

Sbigottiti ed incuriositi si accomodarono sulla carrozza e Lady Melagrana comincio' a leggere le storie sgranandole una dopo l'altra. Arrivati all'ultima si addormentarono. Gualtiero con la testa appoggiata sulla spalla della nutrice.

Al sorgere del sole si svegliarono al suono di un bel gracchiare. Erano circondati. E, non si sa come, i cavalli si erano dissolti nell'aria. Le corde, invece, erano ancora legate fra di loro e all'albero.

E fu cosi' che decisero di prendere dimora nel Paese dei Ranocchi.