Il Topolino Dianoetico

10.10.2018

IL TOPOLINO DIANOETICO

SPLIFF SPLOFF SQUIIIIIIISH

Ci mancava solo scivolare in questa bagnatissima, piovosissima e gramissima giornataccia. 'Gramissima'. Si potrà dire? Si domandò bofonchiando mentre cercava di scuotersi il pelo bagnato e appiccicatissimo.

Sollevò la zampina per grattarsi un orecchio. Inclinando la testa, l'occhio gli cadde sul pertugino di un cancello di legno. Striminzito com'era ci sarebbe certamente passato in un baffo! Quel rametto di biancospino faceva proprio al caso suo. Bilanciandosi con grande attenzione, si portò all'altezza giusta, strizzò il già quasi rachitico pancino e si infilò giusto giusto quanto bastava per tenersi in equilibrio e buttare un occhio, meglio due, in giro.

Nessun pericolo all'orizzonte?

Nessun percolo!

Si lasciò cadere giù su un soffficissimo giaciglio di lamb's ears. Fece un pisolino. Poi si rimise a zampettare circospetto. Saltò sul davanzale di una finestra. Una calda luce sembrava essere piazzata proprio là ad aspettarlo su quel tavolo.

La finestra era leggermente aperta. La scostò un altro po' con la zampetta, poi saltò giù per avvicinarsi a quella inaspettata fonte di calore.

Stava per avvicinarsi quando sentì dei passi pesanti e regolari avvicinarsi. Due spalle larghe e forti si misero proprio fra lui e l'agognata meta. Inclinò il musetto per capire che cosa succedeva. E le vide posarsi su degli aggeggi quadrati che saltellavano su e giù zompettandoci sopra piuttosto pesantemente, ma leste. Ogni tanto si fermavano per ricominciare, poi, ad arrancare.

Lo schermo, prima bianco, cominciò a riempirsi di deliziose, invitanti e gustosissime lettere che piano piano diventavano parole e poi frasi e poi paragrafi e poi...

Una voce perentoria e squillante echeggiò.

"A tavola! Ora!"

Il nostro topino alzò gli occhietti al cielo con l'acquolina che ormai gli bagnava le piccole fauci. L'imponente ma bonaria figura si alzò un po' innervosita ed uscì.

Campo libero!

Rapido e leggero si lanciò verso il lauto pasto che lo aspettava.

Si strofinò dolorante il naso. Poi ci riprovò. Una, due, tre, quattro volte. Ma niente. Duro e freddo. Provò ad annusarlo, ma non sentiva proprio niente. Quel profumino se lo doveva essere sognato allora.

Fra il mesto e lo scocciato agitò i baffi. All'improvviso fece un balzo.

BZZZZ BZZZZZ BZZZZZ

Si fece coraggio e si guardò intorno, ma non riuscì a scovare la misteriosa fonte di quello strano ronzio.

"Vengo subito!" si udì una voce, poi dei passi che correvano veloci. Un mano sollevò un cuscino ed estrasse una custodia verde. Poi picchiettò una volta. Poi qualche altro picchiettio. Si fermò. Un ultimo picchiettio deciso e lo rimise sul divano.Uscì dalla stanza come un fulmine.

Il topolino si avvicinò, la sollevò col codino, l'annusò. Altre parole. Finalmente si mangiava?

La storia si ripetè. Sconfortato, si acquattò fra i cuscini. Almeno se ne sarebbe stato al calduccio.

Toh! Gli diceva proprio bene all'improvviso. Incastrata nella spalliera del letto c'era una croccante e ben stagionata costolina di un libro. L'aveva appena afferrata coi dentini aguzzi, quando sentì una frescata alla coda. A dire il vero, tutta l'aria intorno si era fatta improvvisamente più fredda.

Alla zampata scoperchiatrice seguì un

GNOE!

Lo so, lo so bambini. E' un fatto universalmente noto e riconosciuto che i gatti fanno MIAOW o GNAOW, o ditemi voi in altre lingue, ma questa gatta faceva

GNOE

Nomina sunt consequentia rerum, diceva qualcuno. Essentia, mi corregge un altro. Ebbene, questa gatta si chiamava Gnoseologia. Ma non abbiamo tempo per le dis-qui-si-zio-ni. Poche ciance! Dobbiamo salvarci il codino!

Il topino saltò sul bracciolo del divano, poi sulla spalliera e corse veloce con la sua costolina ben stretta al sicuro fra i dentini. Arrivato alla fine della pista, l'occhio gli cadde su uno strano oggetto rettangolare che sembrava quasi una specie di piramide. Se ci balzava su poteva scivolare sul tavolinetto e poi...

E invece, scivolare, scivolò ma su un'altra superficie liscia costellata di tante lettere, ma dritto dritto davanti a lui c'era la gatta che, furba come era, si era lanciata altrettanto velocemente nella direzione parallela per aspettarlo al punto di arrivo.

Si fissarono un attimo, occhietti negli occhioni. Giusto giusto il tempo di appallottolare il suo pranzo, risputarlo, afferrarlo fra le zampine e...

Sapete come si salvò? Mentre scendeva giù giù nell'esofago, e poi nel piloro lasciò cadere dei pezzettini di cartoncino che usò per ritrovare la via di uscita. Per fortuna che si era divorato Pollicino, il nostro topolino dianoetico. Risalito, solleticò il palato di Gnoseologia facendola starnutire, aggiungete ai lauti pasti anche Pinocchio, e si fece risputare proprio sul davanzale. Dove sparì infilandosi nell'apertura.

"Meglio chiudere le finestre" tuonò bonaria la voce.

Via per il giardino e poi nel pertugino del cancello. Due occhietti lo fissarono, le zampine ritte sul rametto di biancospino.

"Un po' che ti cercavo!"

Il topolino dianoetico annuì.

"Affamato eh? Vieni che ti porto in un posto speciale"

E balzellando qui e lì lo portò sul ramo di una quercia. Poi, scostata qualche foglia, gli indicò un'enorme insegna.

BIBLIOTECA COMUNALE


La storia non finisce qui. Dice qualcuno. Quanto è lungo un baffo?