Farfalline incazzate

14.10.2018

Gironzolava annoiata...

Questo mi dice un campo luminoso di primavera: semina la gentilezza, cogli il rispetto, coltiva la serenità. Fabrizio Caramagna 

FARFALLINE INCAZZATE

"In partenza!" Aprirono le ali, saltellarono di foglia in foglia e poi via verso il castello della Regina delle Farfalle. Le aspettava cupa con le sue ali nere come la fuliggine.

Non appena arrivate, il Maggiolino Maggiordomo le fece accomodare sulla foglia d'attesa. Dovevano aspettare un po' che la Regina ne aveva di appuntamenti, quel giorno come gli altri.

Le ore passarono e il loro turno si avvicinava. Finalmente la Libellula suono' il campanello e le chiamo'. Non fecero a tempo ad entrare che di gran volata uno sciame di Moscon d'Oro le supero' quasi schiacciandole alle pareti.

"Sua Maesta' doveva rifarsi le ali." Dovevano aspettare fino all'indomani.

Furono accompagnate ad un'altra foglia dove era stato apprestato per loro un bel baldaccchino colorato. Colorato e comodo. In un batter d'ali si addormentarono.

La Libellula le sveglio' il giorno dopo e le convoco' nella sala.

La Regina Cupa le guardo' svogliata e altezzosa, ma non troppo. Anzi, aveva un che di dolce che ogni tanto si apriva in uno sprazzo di nostalgia. Nostalgia che presto si richiudeva nell'apertura maestosa delle ali. Ed un accenno di sorriso in linguaggio umano. Le antenne erano uno spettacolo a vedersi. Come lei, non le sapeva portare nessuno nel Regno. Chissa' quanti anni le ci erano voluti dopo la schiusura dal bozzolo.

Diede un colpo deciso alla Farfallina Principessa, una delle cui antennine si era inclinata presa come era dalla presenza delle due nuove...amiche? Sarebbero potute diventare tali? Se non erano del rango. Il Re Fuco le strizzo' l'occhio. Le avrebbe fatte passare lui nel cortile reale e avrebbero potuto giocare. Tanto, presa come era dalla toletta quotidiana, non se ne sarebbe accorta. Si sarebbero confuse magnificamente con le altre amichette del regno. In quel turbinio di colori.


"Orsu', mie care, vi spiego il mio problema."

"Ci dica. " Risposero le due ossequiose.

"Guardatemi."

La guardarono, poi attesero la spiegazione del problema. Ma la Regina Cupa continuava a fissarle col suo diadema di sorriso.

Le due farfalline si guardarono. "Sai, credo proprio che stia a noi, capire il mistero e risolverlo."

"Sua Maesta', dovremo passare la giornata con lei. E osservarla."

"Sia fatto!"

La giornata passo' fra toletta e toletta, visita e visita, il solito volo reale per il Regno dove tutti i bruchi la omaggiarono. Ma la situazione rimaneva un mistero. Non si capiva quale fosse il problema.


Fino a quando non si fermo', ali a mezzaria, davanti ad una farfalla con le stesse striature nere e taglio di antenne. Anche i contorni delle ali erano identici. Solo che il tutto era di un nero meno nero, se cosi' si puo' dire, e tendeva all'argentato.

La Regina rimase fissa a guardarla, poi inclino' la testa di lato, senza mutare alcuna piega di se stessa e rimase cosi' per qualche minuto.

La Farfalla sbatte' le ali scusandosi. Doveva tornare sulla sua foglia. Aveva delle larve da accudire e i fuchi, si sa ,son fuchi. Fidarsi si', ma proprio doveva tornare.

La Regina accenno' un via libera con l'antenna destra, poi continuo' il suo volo fino a ritrovarsi sul trono.

"Maesta', " dissero insieme le due farfalline incazzate, "abbiamo compreso il mistero."

"E allora ditemi!"

"Lei e' prigioniera dello specchio della sua gioventu'. Per liberarsi dovrebbe infrangere la vecchia immagine lanciandosi con la forza della sua bellezza attuale nella vecchia e ritrovare cosi' tutta la forza della sua vitalita'."

Poi si inchinarono con un semichiudersi di ali e si congedarono.

La Regina Cupa rimase pensosa a contemplare chissa' che, o chi, nell'aria.