Il Rospecchio
IL ROSPECCHIO
Sbadigliò. Stiracchiò le zampine. Acchiapppo' una mosca che passava di lì con un rapido e istintivo movimento della lingua. Come prima colazione poteva bastare. Ma se capitava qualche altra ghiotta occasione...Saltellò ancora mezzo assonnato lungo il solito percorso sotto le foglie di alloro e con un balzo saltò sul solito sasso.
Assonnato e non poco. La sera precedente era stato più a lungo del solito a gracchiare con gli amici sotto la luna. Di questo e di quello. Di quello e questo. E delle olimpiadi di salto. Avevano vinto come sempre quelli di Bosco Innevato. In tutte le categorie meno il salto della foglia.
Quella mattina, però, era insolitamente scivoloso e messa male la zampetta destra anteriore, fece un ruzzolone che lo fece capitombolare in un anfratto mai visto prima. Muso a muso con ...sorrise e lei sorrise. La guardò e lei la guardò. Di lato di fronte da tutte le posizioni. Fissa. Ad ogni sorriso rispondeva un altro sorriso.
Poi notò che l'acqua dell'anfratto si abbassava. Strano davvero pensò. Non era mai successo. Troppo preso dalla novità del giorno non se ne preoccupo' più che tanto. Mise una zampina sullo strano oggetto ed una zampina toccò la sua. Provò con l'altra, strizzò un occhietto e poi ne strabuzzò due. Corrispondenza perfetta. Il cuore gli cominciò a battere ancora pù forte.
Una coppia di rane con girino a seguito lo tirò per una zampa mentre i pesci cominciavano a sbattere le pinne posteriori e a emettere strani suoni dalle branchie.
"Presto! Esci da qui!"
Fuori si unirono ad altre rane in fuga con i loro girini sulle spalle, quelli più piccoli. Le libellule giravano quasi impazzite a perlustrare la zona per cercare di capire la ragione di questo strano evento. Il nostro ranocchio si voltò indietro pensando alla sua bella che non vedeva. Non poteva lasciarla. Si girò e cominciò a saltare verso l'anfratto, quando notò una bambina che aveva due secchi appoggiati ad un'asse sulle spalle. Li appoggiò. Li riempì d'acqua e poi si avviò verso il sentiero che spariva lungo la collina.
Fulmineo saltò dentro uno dei secchi e si nascose lì. Doveva capire chi era la ladra di acqua e fermarla. L'aria non l'aveva cattiva, anzi. Doveva esserci un motivo ma le povere rane e i pesci...le avrebbe parlato. A qualcosa gli sarebbe finalmente servita la Laurea in Gracidio Retorica e Comunicazione presa con tanta insistenza dei suoi. Laurea che gli era stata conferita davanti a tutto il Decanato delle rane in una bellissima foglia di...di non si ricordava di che. Aveva altro per il capo.
Dopo qualche giramento di testa, molti erano i tornanti in salita, arrivarono ad un villaggio dove c'erano tante bambine come quella e bambini. La bambina dei secchi o Bambina dell'Acqua, come la chiamavano al suo paese, si precipitò in uno strano e grande anfratto con molte aree e una copertura sopra. Buffo. C'era anche un coso in cima da cui usciva del fumo. Non rispose nemmeno ad una grande bambina che stava in piedi accanto ad un focolare e che le aveva chiesto dove era stata. Ma corse in giardino e lì versò in men che non si dica due secchi in una vasca.
Altro capitombolo e bum! si trovò muso a muso con una ranocchia che rimase altrettanto sorpresa e cominciò a gracchiare attirando l'attenzione della bimba. Detto fra noi, era anche un po' scocciata della presenza di questo sconosciuto che la fissava con gli occhi a doppia palla.
Riportata la pace nella vasca, si strinsero anche la zampina, la bambina spiegò al ranocchio la storia.
"Vedi, dentro ogni ranocchia, pardon bambina, c'è una ranocchia che salta felice. Ma solo se la bambina beve l'acqua. Sennò la ranocchia piano piano si secca e poi muore e non salta più. Nè lei nè la bambina. Vuol dire che c'è una bambina da qualche parte nel mondo al di là della Catena delle Montagne Nuvolose che non beve quando la mamma le dà il bicchiere o la bottiglietta e allora noi dobbiamo salvare la ranocchia e prendere un po' d'acqua dallo stagno. Scusateci ma questa era piuttosto grave."
Il ranocchio capì e fece un salto alto quanto il tetto della casa. La sua ranocchia! Non che questa non gli piacesse. Aveva delle deliziose zampine molto pù eleganti delle sue tozze zampette. E quando aveva cominciato a rilanciargli una delle due palle di sguardi c'era un non so che...
Dovevano andare! Etica dei ranocchi! E si precipitarono giù per il sentiero. Non prima, però, che la bambina tirasse una cordicella e suonasse una campana.
"Sai, con questa noi svegliamo il Tuono che poi chiama e raduna le Nuvole, morbide e calde, che poi mandano la pioggia con l'aiuto del Vento. Un buontempone sempre pieno di freddure. Qualche volta però, e indicò un pulsante, dobbiamo svegliare quel dormiglione del Tuono e accendergli qualche fulmine."
Il tempo stringeva. Corsero e saltarono fino ad arrivare all'anfratto. Non appena entrarono la bambina scoppiò in una fragorosa risata, fragorosa e cristallina come la pioggia che stava scendendo sempre più copiosa, e raddoppiata dall'Eco sempre pronta a metterci del suo, beh non proprio, che l'originalità non era il suo forte.
"Quello è il mio specchio! Ecco dove lo avevo dimenticato."
Il ranocchio, molto imbarazzato dal ricordo del tete a tete avuto con se stesso, stava per defilarsi quando la ranocchia gli mise una zampina sulle spalle, lo fissò e poi gli stampò un bacio proprio sul musetto.
I due saltellarono fuori senza nemmeno salutare la bambina, che non se la prese, banchettarono a mosche e moscerini e scortati da una flotta di libellule se ne andarono sotto la foglia del ranocchio.
Sono quei due laggiu', più raggrinziti di allora ma non per la poca acqua. E quelli, no, non sono i loro girini ma i girini dei loro girini.
Se desideri vedere le valli, sali sulla cima della montagna. Se vuoi vedere la cima della montagna, sollevati fin sopra la nuvola. Ma se cerchi di capire la nuvola, chiudi gli occhi e pensa. Kahlil Gibran
E POI FINISCONO
C'era una volta una strada nel bosco.
"Uffa!" si senti' sbottare.
"Dicevo, c'era una volta una strada nel bosco..."
"Uffa!"si senti' sbottare di nuovo.
Ma non si vedeva nessuno. Riprese con pazienza.
"C'era una volta..."
"Una strada nel bosco..."
"Chi ha parlato?"
"Io!"
"Io chi?"
"Io chi? Chi?"
"Io."
"Io chi?"
"La strada nel bosco. Possibile che dobbiate cominciare tutti cosi'. Non ho mai pace. E' tutto un via vai. Fate, gnomi, bambini incauti che si perdono. Anche se oggidi' con quei cosi ...i cosi.."
"I cellulari..."
"Si' insomma quelli. Sempre una gran confusione e' non vi pare?"
I 4 la guardarono attoniti, poi fecero per cambiare
direzione porgendo tante sentite scuse. Non l'avrebbero certo disturbata.
"Ormai...forza sbrigatevi. Avanti!"
"Sicura? Noi davvero non vorremmo..."
"Forza forza..." e si sollevo' un polverone. Sbuffando li mando' avanti.
Accelerarono il passo ancora un po' scombussolati e continuarono il cammino. Fino a quando non arrivarono ad una radura.
Inutile dirvelo, penso. Di nuovo attoniti, si guardarono intorno.
"Accomodatevi pure." Erano 4 sassi.
Ringraziarono e si sedettero. Uno scoiattolo si arrampico' su un albero e lascio' cadere qualche noce. Una lucertola sguscio' da sotto uno dei sassi e ando' a cercare un posto piu' tranquillo.
Due occhietti curiosi li sbirciavano da dietro un leccio. Era un porcospino. Poteva? Unirsi alla comitiva. Due bricioline di pane gli bastavano ...forse 4 ma non di piu' che la signora porcospina lo soppesava con gli occhi ogni volta che tornava alla tana. "Uno di questi giorni non ci passerai piu'..."
Non stava piu' negli aculei. Metaforicamente parlando. Doveva raccontarla a qualcuno la storia. E il pubblico lo aveva trovato.
Indovinate qual'è?

