La Tuja

10.10.2018

LA TUJA tratta da Bricci Bro

Quando e come era arrivata? Fatto sta, che quella mattina, quando andarono in giardino per fare colazione, ce la trovarono in quell'angolo. Un virgulto appena spuntato. Seduti a tavola si scambiavano ipotesi, fra una tazza di caffelatte, per chi lo poteva bere, e un biscotto, inzuppato. E scoprirono che quella notte nessuno aveva dormito tutta la notte.

"Io" disse la mimma " ho visto delle lucettine che si aggiravano per il giardino" "ed io" disse il mimmo" ho sentito un tonfo "ed io, poi," disse il grande "invece ho sentito il rumore di una scavatrice."

"Ed io" disse il babbo sgranocchiando un grande biscotto "ho sentito un gran bisbiglio".

Poi, finita la colazione, presero ognuno il suo zaino, la sua cartella da lavoro, o il cestino dell'asilo e uscirono. Ops cestino dell'asilo. Quando l'abbiamo scritta questa storia l'età era quella. Ora invece, siamo passati, mo mo allo zaino! Salto sulla foglia dei 6!

Passo' qualche giorno ma ancora nessuno aveva capito il mistero. Pero', ogni giorno, in qualche giardino spuntava una tuja. Allora i bambini, dopo aver chiesto permesso alla mamma e al babbo, "mamma...posso? Ti preeeeeego..." "E va bene..." tutti insieme si appostarono dietro al vetro della porta dell'ultimo giardino rimasto.

Si senti' un bisbiglio, poi si videro delle lucettine che si muovevano tutte intorno e che sembravano una spazzola con delle lucettine sopra. Poi si senti' il rumore di una scavatrice, e poi, dopo un po' di tempo:

"Fatto?"

"Fatto!"

Prima, pero', si era sentito un "Ooooh issa!" e poi

"Fatto?"

"Fatto!"

E la tuja fu piantata. Dopodichè segui' un batticinque frammentato da un ahiahiahiaahi e le luci piano piano scomparirono sotto la staccionata. Il mistero rimase.

Si dice che fossero stati i porcospini giardinieri.

“...agisci come se appartenessi al regno dei fini e fossi quindi insieme legislatore e suddito di questo regno delle volontà libere e ragionevoli”. Da “Fondazione della Metafisica dei Costumi” Immanuel Kant 

CODIN DI CECE E PANNOCCHIA

"Te gu men to ... ec chi na cee ... gra mi na cee".

La sillabazione andava avanti da un bel po' di tempo. Come al solito, la bambina si divertiva a pescare 'parole dif fi ci li' dal libro del fratello maggiore e a scandirle sul suo quaderno. In colori diversi. Una sillaba gialla una rossa una verde.

"Ehi! DOV'E' IL MIO LIBRO DI BIOLOGIA E QUELLO DI..."

'CU CUR BI TA CEE' urlo' di rimando la sorella scocciata dall'interruzione. Il fratello si fiondo' in cucina e riafferro' i suoi libri

"Coleotteri!" li richiamo' all'ordine la madre. Il giorno prima, la richiamata era stata agli asteroidi.

Lo Scarabeo era scomparso. Lo cercarono, col maggiore, dappertutto, anche negli angoli piu' impensati.

"Podalirio!" la chiamava cosi' Cetronella quando la faceva arrabbiare", lo avevo affidato a te. Ricordi?"

Due occhietti colpevoli la guardarono di sbieco e di scanto. Ascoltava, anche se non sembrava. Effettivamente, doveva riconoscere che lo Scarabeo, prima piazzato sula seggiola accanto alla finestra, si era volatilizzato.

"Lepidopteravaria" penso' fra se' e sé la mamma. Si mise a sedere pensosa. L'occhio le cadde sulla cesta dei ceci da sbucciare. Non so. Sentiva qualcosa di strano. Doveva essere proprio stanca. Da quando i ceci agitavano il codino?

Bussarono alla porta. "Buongiorno! Dove sono?" "Eccola li' la cesta." "Quanto le devo?". " Il solito" "Arrivederci." "Arrivederci". Poi si misero a cercarlo dappertutto.

Nel frattempo Scarabeo si trovo' sballottato su un carretto su e giu' per le strade di campagna. All'improvviso:

"Questa proprio non ci voleva!" sbotto' l'uomo urtando un sasso. Il cesto prese un bello scossone e Scarabeo salto' fuori. Ruzzolo' un pochino lungo il prato. Poi, quando stava riprendendosi, gli ruzzolo' addosso un' altra pallina grinzosa.

"Attento!" "Attento tu" "Io?" " Tu mi sei ruzzolato addosso". "Ruzzolata prego." "Ruzzolata". "E non per colpa mia, Codin di Cece" disse con una vocetta fra lo stridulo e il divertito. "Io mi chiamo Scarabeo". "E io ti chiamo Codin di Cece" ribattè perentoria. Rimase zitto. Non che gli piacesse, ma non aveva gana di discutere. Gli sarebbe passata. Divento' piu' grinzoso.

"Io sono Nocella". La guardo' storto. "Piacere" ribattè lei senza farsi né in qua né in là.

Nocella lo guardo' incuriosita. "Certo che sei proprio buffo. Verde e oro. Non avevo mai visto un cece cosi'".

"Non sono un cece" ribadi' lui piccato. "Ma hai la codina e sei tondo e grinzoso" rimarco' lei puntigliosa. Non lo poteva negare. Si fece pensoso. "Sono... Non ero....Che era successo?" Vuoi vedere che sua sorella gli aveva fatto un incantesimo?

Una risata echeggio' da dietro il muricciolo. Si voltarono ma non videro nessuno. Poi di nuovo. Ma niente, e di nuovo si sentì. Alla fine la videro spuntare ridacchiante.

Una bella Pannocchia gialla oro. Rideva di loro? Si domandarono. Rideva di loro. Li guardo'.

"Vi ho sentiti. Scarabeo, vuoi ritornare Scarabeo?"

"Si'" rispose lui impettito.

"E allora", chiamo' due funghetti che passavano di li' "segnategli la linea di via. Voi mettetevi in posizione e quando avro' lanciato il terzo chicco, partite! Piu' veloci che potete verso la casa di Scarabeo".

E cosi' fecero. Fra prati e radure su tronchi e oltre i ruscelli sotto e sopra i ponti aggirando alberi e stagni fino a quando:

"Prima!" e Nocella si trasformo' in una bambina castana. Poi prese Codin di Cece e lo diede alla sorella. Se lo mise in tasca e da quel giorno non lo perse piu'.

Camarillo da quel giorno potè studiare in pace. Finalmente, la sorella aveva una sorella con cui giocare.