L’anima senza immaginazione è come un osservatorio senza un telescopio.Henry Ward Beecher
LE MARIONETTE
"Forza su! Preparatevi che dobbiamo uscire o faremo tardi allo spettacolo. Poi non lamentatevi se perdete i posti migliori." Presero gli zainetti e montarono in bici. Poi attraversarono la pineta e parcheggiarono accanto al solito albero. Presero quindi posto con gli altri bambini in attesa dello spettacolo di quel pomeriggio.
Tra i soliti applausi, si sentì il tintinnare delle marionette pronte ad entrare in scena. Quella volta, però, sembravano piu' agitate del solito. Passarono 5 poi 10 minuti, ma niente, non si apriva come al solito il sipario rosso. I bambini cominciarono a farsi un po' impazienti. Alla fine sbuco' Pulcinella che, col dito, fece segno ai bambini di fare silenzio.
Poi fece cenno agli altri di uscire e posizionarsi sul palcoscenico.
I bambini stettero tutti in attesa della storia. Pero', invece di vederli slanciarsi nelle solite burattinate, si misero tutti a sedere in fila. Arlecchino, Colombina, Pantalone, Pulcinella e cominciarono a fissare i bambini.
Dopo un po', Pantalone si alzo' un po' stizzito. Colombina lo tratteneva per il costume. "Mi raccomando." "Sì, sì " bofonchiò Pantalone.
"Dunque, cari i i mie bambini, voi siete venuti qua."
"Sìììììì" risposero tutti in coro
"E perchè siete venuti qua?"
"Per vedere lo spettacolo" risposero di nuovo tutti insieme. "Beh" disse Pantalone "sapete una cosa? Noi ci siamo stufati. Insomma, voi venite qua e noi vi raccontiamo una storia. Sempre così. Invece, oggi, sapete che facciamo?
"Noooo" di nuovo ribattè il coro. "Oggi la storia, "fecero eco le altre marionette," ce la raccontate voi. "
"Noi?" "Eh sì, proprio voi. Allora, chi comincia? "
Si alzò una bambina dai lunghi capelli biondi e cominciò a raccontare.
Ha da passà la iurnata.
Eh sì...
GONFIAGOTA E RODIPANE
La campanella suonò, i ragazzi afferrarono gli zaini e si lanciarono fuori dall'aula in un unico stormo compatto, mischiandosi poi agli altri ragazzi in uscita. L'insegnante raccolse le sue cose. Poi si avviò anche lei verso l'uscita.
"Presto! Su! Andiamo!" "No no...aspetta un po'". La porta aveva cigolato. L'insegnante era tornata in classe per prendere l'ombrello che si era dimenticata.
"Adesso..." si guardo' cauto intorno "via libera!". Rodipane e Gonfiagota cominciarono la loro scorrazzata segreta per la stanza. Saltarono di banco in banco, giocarono a nascondino nei cassetti, poi fecero lo slalom fra i cestini e le gambe di banchi e sedie.
All'improvviso Re Moscon d'Oro entrò dalla finestra lasciata aperta e invase la stanza con il suo sciame. Ronza qui ronza là, poi uscirono in un battibaleno. Gonfiagota e Rodipane si guardarono a vicenda.
Qualcosa non andava. Andarono nei bagni. Gonfiagota saltò da un lavandino all'altro. Poi si mise davanti allo specchio. Gonfia...Rodi...dove erano finiti Gota e Pane?
Si guardarono sbigottiti. Poi sentirono delle risatine isteriche, si girarono e la videro che saltellava facendosi grandi risate.
Un'occhiataccia di entrambi e si chetò.
"Aiutaci no?" "Io? E come vi aiuto?" Altro sguardo sbigottito dei due. Una sguazzata nel lavandino per rinfrescarsi le idee e Ilaria parti' a piccoli, ma velocissimi balzi, senza dire una parola.
Dopo alcuni minuti tornò con al seguito
Liberellula
Mostaccino
Aperonzolo
Stercorario
Nottambulo
Mostaccino si era portato con sé anche un po' d'uva. Stercorario era l'esperto degli orari, come dice il nome. La saggia Falena li aveva già indirizzati verso la soluzione.
Entrarono dalla finestra e si misero all'opera. In men che non si dica, risolsero la questione con una certa sovrabbondanza. Giusto in tempo! Prima del suono della campanella mattutina.
Un altro giorno passò, poi i ragazzi tornarono a scuola, per il temutissimo compito. Temutissimo di solito, perchè quella mattina si sentivano insolitamente sicuri. E invece lo svirgolarono tutti.
Il compito di geografia. Era pieno di:
Recia Coea Landa Rdi Urchia Ausralia Zerbaijan Rabia Sudita Olonia Ortogallo Dnimarca Rgentina Filandia Albaia Stonia Prù
Gonfia e Rodi se ne tornarono felici al loro posto. Non prima, però, di aver ricordato all'autrice di questa storia di rimettergli a posto i nomi. Il che fu fatto in un baleno, giusto giusto in tempo prima che Moscon D'Oro passasse, o meglio, ripassasse col suo sciame uscendo dalla finestra al grido di...
RUBA UBA UBAAAA!!!!

