Mal di luna

12.10.2018

MAL DI LUNA

Aprirono il cancello molto cautamente dopo aver attraversato il vialetto.

"Piano!" bisbiglio' il grande preoccupato dal cigolio che, appena percettibile di giorno, nel pieno della notte sembrava essere potente come un ruggito.

"Hihihihi...sghignazzo' il piccolo. Proprio come mamma quando si arrabbia."

La bambina guardo' in alto verso la finestra. Si era mossa una tenda? Forse no. Era solo la brezza della sera che ancora indugiava sotto le imposte aperte in quelle ore estive. Un' ombra si avvicino' alla tenda per poi scomparire rapidamente. No, non si era affacciata alla finestra.

Una lucciola la riporto' al pensiero dell'avventura che li aspettava. Volteggio' un po' nell'aria. Poi scompari' dietro il biancospino. Sarebbe riemersa da dietro al gelsomino?

Una mano la tiro' per la maglietta e altre due le presero con forte delicatezza le spalle perche' si sbrigasse ad uscire. Poi riaccostarono il cancello con altrettanta cautela. Senza chiuderlo a chiave. Quella si' che avrebbe svegliato mamma.

E si incamminarono per le strade conosciute. Conosciute si', ma al buio sembravano parte di un mondo magico e forestiero. Una vecchina con la cesta del pane? No. Era solo l'ultima casa del paese, quella con la forma strana e il tetto bislacco e quel balcone da cui di solito abbaiava il setterino. Doveva essere addormentato anche lui, si dissero.

La strada, cosi' familiare fino a quella sera, ad un certo punto comincio' a restringersi. Sempre di piu' sempre di piu' fino a quando:

"Ahi! fece il piccolo sbattendo il naso su un tronco."

"Ahia!" echeggio' il grande inciampando e cadendogli quasi addosso.

"Ahiaiai!" soffoco' il dolore la bimba. Si era storta una caviglia cercando di evitare i due fratelli?

Si mise a sedere e il grande si assicuro' che non si fosse fatta molto male. Solo una piccola storta. Nemmeno, era solo indolenzita. Appoggiandosi sull'altro piede ritrovo' l'equilibrio e passato il dolore:

"Prontissima!" Incito' gli altri a procedere. Come?

Non c'era che arrampicarsi fra la biforcazione dei rami di quell'albero. Il grande aiuto' la bambina ad arrampicarsi. Poi lei si lascio' scivolare giu' e alzo', aprendole, le braccia per afferrare il piccolo che il fratello le passava.

Per ultimo, il grande si fece forza sulle gambe reggendosi ai due rami. Destra e sinistra e scavalco' il passaggio. Un po' stretto, a dire il vero, ma riusci' comunque a raggiungere gli altri due. Non con il massimo dell'eleganza, che, anzi, ruzzolo' sul piccolo che a sua volta, come un boccino fece ruzzolare la bambina.

"Ahi! Ohi! Uhi! Ahaaaahhaahhhh! Ohia! Uhi! Ahi! Ahia! Ohioi! Uhhhh..."

"Scccc...uuuu...sss...iii..."

Balbettarono i tre.

Provo' a scuoterseli di dosso, ma niente. Parevano attecchiti. Si giro' di qua si giro' di la'. Inspiro' espiro' una due tre quattro cinque volte ma non si staccavano.

"Uhuhuhuhuhuhu!"

Un gufo li guardo' con aria canzonatoria svolazzandogli intorno.

"Uhuhuhuhuhuhuhhu!"

Poi si fece serio serio e con molta calma sentenzio': "Se non staccate la luna, l'ombra non si liberera'. Orsu', via, seguitela!"

"Seguitela e poi?" fecero in coro tutti e quattro.

"E poi...e poi...e poi...ci penserete voi. Ad acchiapparla." E volo' via nella notte.

"Via su! Mettiamoci in cammino."disse l'ombra rimettendosi in piedi e massaggiandosi i fianchi appesantiti. Si gonfiavano anche le caviglie. Con respiro un po' affannoso si incammino'. Anzi, si incamminarono.

Seguendo la luna che occhieggiava ora qui ora li'.

"Fermati! Ecco, adesso la piglio li' fra quei rami a pinza!"

Ma niente, la luna scappo' di nuovo. E ricominciarono a seguirla. Dopo alcune ore si fermo', sara' stata stanca anche lei, fra due cipressi. Poco lontano notarono una lunga pertica. La posarono fra i due cipressi e poi l'ombra si arrampico' piano piano su per la pertica. I tre con un ramo in mano. Appena poterono, cominciarono a stuzzicarla solleticandola di qui e di la'. Ma non ne voleva sapere di scendere.

Persa la pazienza, mentre l'ombra respirava sempre piu' affannosamente, non si sa chi dei tre, o forse tutti e tre, la punzecchiarono piu' forte e la luna calo' zampillando.

L'ombra si libero' e i tre la salutarono ringraziandola del viaggio che era stato piuttosto piacevole. Per loro almeno. Una due tre quattro cinque sei sette, quasi nove ore.

L'alba stava spuntando. Dovevano sgattaiolare via. Fra poco la mamma sarebbe venuta a svegliarli.

Si ringuattarono sotto le coperte leggere. Chiusero gli occhi facendo finta di dormire. Troppo eccitati per l'avventura, non sentivano nemmeno la stanchezza nelle gambe.

Uno dopo l'altro li tiro' giu' dal letto. Poi, in cucina intorno alla tavola ad aspettare la colazione.

Il piccolo diede una gomitata secca alla sorella che a sua volta la diede al grande guardando verso i fornelli. Quella forma tonda, mani a reggersi i fianchi e le caviglie un po' gonfie non era familiare anche a loro?

Non si seppe di chi fu, ma uno dei quattro piedi intenti a passarsi una pallottolina di carta sotto il tavolo, colpi' la caviglia ancora indolenzita della bambina. Indolenzita, si', ma non le fece male.