Nocina
NOCINA
Le ore scorrevano. I minuti passavano. I secondi saltellavano. Le sue sorelle una ad una schiantavano il guscio e se ne uscivano come ventagli. Poi danzavano qui e là sui rami. Si nascondevano fra le foglie. Occhieggiavano agli insetti e poi riprendevano la loro danza.
Solo lei, Nocina, non riusciva ad uscire dal guscio come le altre.
Trattenne il fiato. Sbuffo'. Provo' ad agitarsi. Poi a sdivincolarsi. Ma niente, il guscio non la lasciava uscire. Quanto avrebbe voluto librarsi con le altre.
Rattristata ruzzolo' in un angolino, chiuse gli occhi e dopo un po' si addormento'. Intanto le altre si erano accorte della sua assenza. Si erano fermate e si erano contate. Eh si', mancava proprio una delle Nocine. Dove poteva essere finita?
Si divisero in gruppi e ruzzolando un po' qua un po la' la scovarono rannicchiata in fondo alla tana dello Scoiattolo. La svegliarono delicatamente e poi, trattenendo qualche risatina, che trovo' un pertugio nella sua permalosità e la fece sorridere, beh quasi sorridere, si fecero spiegare il problema.
Era davvero buffa, doveva ammetterlo. Pero', voleva tanto essere uguale alle sue sorelle. Senza quel guscio che proprio non sopportava. Un'altra sbuffata e poi un'altra e poi un'altra, ma niente non c'era verso di uscire.
Andarono dalla Vecchia Noce. Piu' rugosa che mai, le guardo' attentamente e poi fisso' i suoi saggi occhi sulla nostra Nocina. Le giro' un po' intorno. Emise un paio di scricchiolii - eh si' stava davvero invecchiando e, seccandosi, fra un po' sarebbe diventata farina - poi mando' due delle Nocine a chiamare lo Scoiattolo.
Con quei dentini aguzzi era proprio quello che ci voleva. Se non fosse riuscito a liberarla del tutto almeno poteva...e cosi' fu.
Tutte le Nocine l'attendevano fuori e l'accolsero con un grande applauso. Oltre al ventaglio aveva anche un bel guscio intarsiato. Poco dopo, pero', gli applausi si trasformarono in tristezza. Mogie mogie si ammucchiarono in fondo alla cavità dell'albero.
Questa volta fu Nocina ad andare a chiamare la Vecchia Noce Saggia. Per aiutare le sorelle.
Qualche scricchiolio per schiarirsi la voce, poi disse loro.
"No, mie care, no. Non potrete piu' riavere il guscio della vostra infanzia. Non tutte. E strizzo' l'occhio a Nocina. Pero' , ognuna di voi ha un suo ventaglio unico irripetibile. Venite con me!"
Le porto' nella sala del Grande Specchio e le fece sfilare una ad una e poi a coppie e poi in piccoli gruppi e poi si guardarono tutte insieme.
Eh si', aveva proprio ragione. Qualcosa lo avevano perso, ma ognuna aveva una sua irripetibile unicità. E da quel giorno tutte le Nocine appena sgusciate portarono allo Scoiattolo il loro guscio perchè ne facesse un mantello intarsiato da tenere nell'armadio e indossare quando sentivano il bisogno di quella vecchia sicurezza e protezione. Forti, pero', dell'unicità dei loro gherigli appena sbocciati e vivi.

IL PESCE RAGGIO
"Non lo so e comunque non abbiamo tempo!" disse afferrando la piccola al volo mentre il grande agguantava il piu' piccolo e se lo prendeva in braccio. Piu' piccolo di eta' ma non di pesatura per anno. Il tempo di saltare sul treno, afferrare il trolley e le porte si chiusero. Trovarono tre posti per un soffio. Quattro. Che la piccola tiro' fuori il pupazzetto di pezza preferito dallo zainetto e lo piazzo' sul sedile.
"Tutto bene signore? Vuole qualcosa da bere signore?"
"Un succo di arancia" fece il grande al primo tunnel con un vocione da paura.
Usciti dal quale, l'occhio di tutti cadde su un passerotto che volava di tutta prescia e ansioso per ripassare poi con uno stormo e poi di nuovo sollevando insieme col becco il misterioso oggetto di cui aveva chiesto la bambina.
E qui bisogna fare una piccola premessa alla storia. Poco prima, mentre se ne stava saltellando felice nel lago, un pesciolino aveva cominciato a boccheggiare al ladro al ladro. Una folata di vento gli aveva rubato il cappello. E guarda un po' chi se lo portava a giro? Il sole.
Presto! Le anatre si diedero gran un daffare con le zampe palmate e gli crearono una bella onda. Salto' su e facendosi forza con le pinne e la coda si lancio' all' inseguimento. Con tanto slancio che supero' il cappello e si infilo' dritto nel sole. Sole, che poi calo' nell'acqua lasciando la terra e il lago al buio e il pesciolino, piano piano spentosi per l'aria che raffreddava, col passare delle ore ricasco' in acqua.
Nel frattempo le anatre avevano richiamato l'attenzione del passerotto. Dovevano recuperargli il cappello e cosi' il passerotto aveva chiamato rinforzi per andare a prendere l'attrezzatura necessaria. L'oggetto di cui all'inizio della storia.
Non ci credete? e allora guardatevi le foto che abbiamo scattato.

UNA STELLA ROSSO GIALLA
"Ma no, piccola, quella esiste già."
"E quelle ..." le fecero eco gli altri due lanciandosi in una ridda di colori e formazioni dall'impensabile all'improbabile. Li lascio' a discutere. Si raccomando' che non combinassero guai. Non piu' del solito almeno, si mise la giacca e poi, afferrata la borsa di corsa, usci' in volata.
Stava davvero facendo tardi.
13 43 incrocio fra via Calzaioli e ...incrocio' la risposta. Si fa per dire. Lo spunto c'era, ma andava elaborato.
"Apra la bocca...brava ...cosi'..."
E il dentista comincio' la sua operazione. "Eh, pero', non si muova che senno' non riesco a lavorare."
"Shcusi shcusi" rispose la mamma fra una risciacquatura e l'altra.
"Abbiamo quasi finito. Ecco. Bene! Allora ci rivediamo fra un 3 mesi per un controllo. Va bene?"
"Va bene. ArrivederLa."
"ArrivederLa."
"Cavolo! Nemmeno questa volta le ho chiesto a che pensava mentre agitava la testa di qua o di là o annuiva. A se stessa?" penso' il dentista.
Una stella del pattinaggio artistico? Poteva esserlo. Possibile. Anche se, poca fantasia, ci voleva qualcosa di piu' magico. Fatato. Incantato. L'aria, pero', c'era. La posa. La camminata quasi impettita di portamento. Avrà avuto una quindicina di anni? No, forse meno. Era piu' grande del resto del gruppetto, pero'.
"Il gruppetto di ...stelle". Soluzione ovvia. Dove andavano? Da dove venivano? Erano tutte dello stesso colore o tendente al terracotta intenso come la stella che le era sfilata davanti?
La differenza fra noi e voi? Le aveva chiesto una volta uno studente Africano per stuzzicare la sua curiosità. Siamo come i mattoni. A voi, vi ha cotto poco, a noi ci ha dimenticati nel forno, Nostro Signore.
Torno'.
"Vuole fissare già da oggi?"
"Eh? Ah, si' ...no magari...pero'...effettivamente..."
"Si' o no?"
La fila si allungava al banco della reception.
"No no. Passo un'altra volta. Meglio non fare confusione con l'agenda. Arrivederci." E scese le scale di corsa. Effettivamente era ancora presto per fissare per la prima visita della sua bimba.
Ancora lo era. 'Il pescatore di stelle'.
Una finestra. Stava per cadere? Gli sarebbe bastato sporgersi per afferrarla, ma non poteva più. L'età delle sbucciature ai ginocchi era passata, anche se non da anni luce. La guardò con seria e concentrata preoccupazione.
Lo squillante, e quasi metallico, giro di accensione era sceso di qualche decibel di regime, per poi riecheggiare, improvviso, fra quelle pareti bianche. Come il latte.
La solita parete di calma micidiale.
I pensieri fluttuavano come bolle di, solo in apparenza, sopita amnesia. Memoria cellulare la chiamano. Fluttuavano e galleggiavano come appesi ad un invisibile filo temporale che tirava. Chissà dove. O da dove? Una piacevole stanchezza l'avviluppava, la cullava come nel pancione della madre dentro quello della 500 con cui andavano a Prato. Curve morbide dolci...
Mica secche come alcune di questa testarossa dall'occhio vitreo familiare! Piccoli sobbalzi di vecchie ansie su un cavallino a dondolo. Due tre anni, lei.
Quanti ne aveva contati attecchiti alle pareti uterine? Il filo della eco saliva, scendeva e quasi si attorcigliava come se...'Il tessitore di stelle'? Sorrise materna.
11 stelle 27 lune. Sai che giramento di orbite? Tre ne bastavano, si fa per dire. Se ne stava sdraiato a 98 gradi su un lontano asse temporale. L'aria intorno immobile, senza il ricordo di vecchie tempeste che talvolta gli agitavano i pensieri. Solidi allo sprigionarsi del condensamento di magma profondi, evaporavano, poi, come bollicine leggere. Scusa se ti faccio un po' male, infilando una molletta da bambina nella fulvida criniera, come la mamma faceva tentativamente con lei. Apriva le fauci in un disteso ruggito di cambusa.
"Eccola!"
La voce la rapì dai suoi voli. Lesse, da sola, la relazione specialistica sotto uno sfavillio astrale.
"Niente di cui preoccuparsi signora. In caso, la opero io." E lei che tranquilla se ne stava a pensare come sarebbe stato bello se quella stellina che l'aspettava a casa gliel'avesse pescata proprio lui. Quella stellina, e quelle due stellacce sempre dietro al pallone. Tale padre...
Lo spunto realistico c'era. Delle treccine striate di giallo e rosso e forse anche un altro colore. 'La bambina arcobaleno'?
Dunque, aveva preso tutto? Una al latte, una fondente ed una extrafondente. Andavano accontetati tutti, o sai che lagne anche i piu' 'grandi'?
"Sono 20 euro e 45 centesimi."
"Eh? Ah si' ecco." La fila si allungava dietro alla nostra mamma. Oggi, proprio cascava dalle nuvole. Ma c'erano abituati.
"Signora! Aspetti!" Le è caduto qualcosa. E' suo. Un vecchietto un po' rotondeggiante dal faccione a forma di luna piena e una chioma rosseggiante la raggiunse ansimando.
E le porse una stella rosso gialla.
Questa era bella davvero. Ora la poteva raccontare alla ciurma di casa in attesa.